domenica 15 agosto 2010

Il Corriere della Sera

8 agosto 2010
Pag. 38 Cultura


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GIALLI ELISABETTA BUCCIARELLI

Quando il delitto è uno strano gioco pieno di passioni

Intrecci Un divertissement al nero di maniaci, poliziotti, musicisti e guardarobiere

È costruito a brevi tessere il giallo singolare di Elisabetta Bucciarelli, dove i personaggi si propongono alla spicciolata, con rapidi ritratti, curati bene con una scrittura di raffinata nonchalance. Femmina de luxe (Gruppo Perdisa Editore, pp. 116, Euro 9) fila dunque svelto e allegramente sparpagliato. La prima ad apparire dei tanti personaggi strambi è Olga che è alla ricerca di un «uomo per fare sesso». È una donna molto in carne (ma «gioiosa») a cui piace mangiare golosamente, senza patologie bulimiche. Fa la guardarobiera alla Scala e si procura i vestiti nei «magazzini dell' usato» del teatro che poi adatta al proprio corpo con fantasia. Poi comparirà uno degli uomini a lei destinati: è Olmo, jazzista, detto «Cavallo lesso», uno squattrinato che vive la propria passione per la musica. Dopo di lui arriverà in scena Maria Dolores Vergani, ispettrice di polizia quarantenne, che forse ama segretamente il poliziotto Marra, ma «da vera professionista della rinunzia era capace con destrezza ad annientare anche le emozioni più forti». Al momento il caso più importante da seguire è quello di un maniaco che ha l' abitudine di imbrattare di sterco le cabine telefoniche di Milano. Ma arriva una faccenda ben più seria. Marta, una bella e giovane fisioterapista scompare: lavorava in ospedale ed era la fidanzata di un primario. Si verrà a sapere che è stata in Svizzera a farsi fare un intervento di liposuzione a un piccolo deposito di grasso ai fianchi, che ne deturpava la perfezione fisica. Presto però viene trovato il suo cadavere e il mistero s' infittisce, anche perché l' autopsia stabilisce una morte naturale, probabilmente dovuta a un' infezione dopo l' intervento, comunque riuscito male. Mentre il lettore continua a seguire gli eventi della storia principale a singhiozzo, assiste alle vicende separate di Olga e Olmo che hanno un complicato rapporto d' amore, quelle più platoniche che altro della stessa donna ingorda di cibo e sesso con il «pazzo dell' arte», una creatura che vive in una comunità di sanità mentale, che qualche volta deraglia ma con stravaganze per lo più non rischiose. Misterioso è invece lo spostarsi sul set di città diverse (Bologna, Torino, Venezia e Roma) di un uomo senza nome, non solo cultore del bello in veste femminile, ma anche amante di ambienti raffinati. È un uomo con splendide ragazze che esibisce qualche giorno per poi cambiarle. I fili volutamente sparpagliati delle diverse storie trovano una loro logica (e leggera) concatenazione che non solo risolve il giallo della morte di Marta, ma forse anche quello dell' uomo che imbratta di sterco le cabine dei telefoni, destinato (se è lui) a una gran brutta fine. Ma importa poco la conclusione della vicenda (o delle vicende): ciò che conta in questo libro sono la leggerezza e la naturalezza con cui tante piccole storie s' incrociano, in un divertimento della scrittura che non ha neppure un piccolo cedimento nel cattivo gusto. RIPRODUZIONE RISERVATA

De Rienzo Giorgio

Pagina 38
(8 agosto 2010) - Corriere della Sera



domenica 16 agosto 2009

SenzaUnaDestinazione

12 luglio 2009
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Cinque libri per la finale del Premio Azzeccagarbugli


Una cerimonia bella da vivere, come sempre. Da cinque anni la selezione dei finalisti del Premio Azzeccagarbugli al Romanzo Poliziesco avviene a Villa Monastero di Varenna: un'architettura d'epoca e un giardino botanico ricchissimo che scorre sul filo del lago di Lecco. Ogni anno cinque giurati diversi, che solo all'ultimo momento rivelano i loro voti, cinque libi tra gli 87 letti quest'anno. Ha iniziato il presidente, lo scrittore Alessandro Perissinotto, seguito da Lia Volpatti, colonna portante della storia del giallo italiano, e dai giornalisti e critici letterari Valerio Calzolaio, Severino Colombo, Enrico Marro, presentanti da Alessandra Casella, esplosiva e entusiasta.


Le foto della cerimonia si possono vedere qui, realizzate dalla bravissima (e immancabile) Marina Magri.
Il risultato di quest'anno, annunciato ieri sera, è stato questo:

1. 19 voti - Luca Poldelmengo, Odia il prossimo tuo, Kowaslki
2. 15 voti - Bruno Morchio, Rossoamaro, Garzanti
3. 12 voti – Arturo Buongiovanni, Intendo rispondere, Donzelli
4. 10 voti - Elisabetta Bucciarelli, Femmina de luxe, Perdisa
5. 9 punti – Marco Videtta, Un bell’avvenire, e/o

Per i dettagli e le motivazioni si può dare un'occhiata al blog del festival La passione per il delitto (Villa Greppi di Monticello Brianza, ottava edizione dal 27 settembre all'11 ottobre 2009), che ospiterà i cinque finalisti domenica 4 ottobre, due giorni dopo il gran finale del premio, che si svolgerà la sera del 2 ottobre al Teatro della Società di Lecco: lì avverrà lo spoglio delle 100 schede dei giurati popolari, con la proclamazione del vincitore 2009.

Ora devo leggere un paio di questi titoli, ma anche qualcun altro segnalato dai giurati.


MilanoNera Web Press

23 luglio 2009


Premio Azzeccagarbugli al romanzo poliziesco: i finalisti


MilanoNera web press: Latest post

Sono stati scelti sabato 11 luglio, durante la serata svoltasi a Villa Monastero di Varenna presentata da Alessandra Casella, i finalisti dell’edizione 2009 del Premio Azzeccagarbugli al Romanzo Poliziesco, promosso dalla Provincia di Lecco e dal Comitato Regionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria Lombardia con il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Lecco.
Il vincitore sarà proclamato il 2 ottobre al Teatro della Società di Lecco, quando avverrà in diretta lo spoglio delle schede votate dai 100 lettori della giuria popolare, estratti a sorte tra gli oltre 400 che hanno effettuato l’iscrizione attraverso il sito del premio.

Questa la classifica, con i voti assegnati a ogni romanzo alla Giuria dei Letterati composta da Alessandro Perissinotto (presidente), Valerio Calzolaio, Severino Colombo, Enrico Marro e Lia Volpatti.

1. 19 voti - Luca Poldelmengo, Odia il prossimo tuo,Kowalski
2. 15 voti - Bruno Morchio, Rossoamaro, Garzanti
3. 12 voti – Arturo Buongiovanni, Intendo rispondere, Donzelli
4. 10 voti - Elisabetta Bucciarelli, Femmina de luxe, Perdisa
5. 9 punti – Marco Videtta, Un bell’avvenire, Edizioni e/o

Videtta è stato ammesso alla finale al termine dello spareggio con Tullio Avoledo (L’ultimo giorno felice, Edizioni Ambiente) e Guglielmo Pispisa (La terza metà, Marsilio).


Tra gli scaffali

11 agosto 2009
Qui l'originale

Elisabetta Bucciarelli finalista al Premio Azzeccagarbugli 2009


Femmina De Luxe della milanese Elisabetta Bucciarelli (Perdisa Pop) è stato incluso tra le cinque opere finaliste del Premio Azzeccagarbugli al Romanzo Poliziesco 2009, organizzato dalla Provincia di Lecco e dal Gruppo Giovani Industriali di Confindustria Lecco. Elisabetta Bucciarelli vive e lavora a Milano. Ha pubblicato i saggi Strategie di comunicazione (Riza Scienze), Io sono quello che scrivo. La scrittura come atto terapeutico (Calderini) e Le professioni della scrittura (Eda-Il sole 24ore). Ha inoltre pubblicato i romanzi Happy Hour (Mursia), Dalla parte del torto (Mursia, selezionato per il Premio Scerbanenco) e Io ti perdono (Kowalski). Collabora con diverse testate giornalistiche, occupandosi di filosofie, arte, manie. Conduce il target “GialloFuoco” su booksweb.tv. Già finalista lo scorso anno con Dalla parte del torto (Mursia), l’autrice si presenta a questa edizione con Femmina De Luxe, un noir che ha riscosso un notevole successo di pubblico e critica, tanto da vincere il Bloody Mary Award, premio assegnato da Thriller Cafè al miglior thriller dell’anno. Uscito nell’ottobre 2008, il romanzo è stato elogiato per la trama “assolutamente virtuosistica, che procede per quadri staccati e [...] getta uno sguardo particolarmente acuto sulle nostre quotidiane miserie” (Carlo Oliva, Radiopopolare), con la quale “l’autrice conferma le sue spiccate doti di raffinata narratrice e attenta osservatrice della realtà circostante. Descrive una Milano invernale, gelida ma colorata, con una precisione per i dettagli davvero sorprendente” (Massimo Rainer, Milanonera). Giunto alla sua V edizione, in passato il concorso ha premiato autori prestigiosi quali Leonardo Gori con Musica nera (Hobby & Work), Piero Degli Antoni con La notte di Peter Pan(Rizzoli), e Patrick Fogli con L’ultima estate di innocenza (Piemme). Oltre a Bucciarelli, a concorrere per il premio sono Luca Poldelmengo con Odia il prossimo tuo(Kowaslki), Bruno Morchio con Rossoamaro (Garzanti), Arturo Bongiovanni conIntendo rispondere (Donzelli), e Marco Videtta con Un bell’avvenire (E/O). La premiazione avrà luogo venerdì 2 ottobre al Teatro della Società di Lecco.

L'informazione Il Domani

Edizione Bologna
6 agosto 2009


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domenica 12 luglio 2009

Femmina de luxe finalista al Premio Azzeccagarbugli al Romanzo Poliziesco 2009


Femmina de luxe di Elisabetta Bucciarelli è tra i cinque finalisti dell'edizione 2009 del Premio Azzeccagarbugli al Romanzo Poliziesco, organizzato da Provincia di Lecco e Gruppo Giovani Industriali di Confindustria Lecco.

La giuria della quinta edizione era composta dallo scrittore Alessandro Perissinotto (presidente), e dai giurati Valerio Calzolaio (critico letterario), Severino Colombo (giornalista), Enrico Marro (giornalista), Lia Volpatti (storico del giallo). Le votazioni si sono svolte sabato 11 luglio 2009 a Villa Monastero di Varenna (Lc)

(Da sin: Colombo, Volpatti, Perissinotto, Calzolaio, Marro.
In piedi Alessandra Casella, presentatrice della serata)

La classifica dei finalisti:
1. 19 voti - Luca Poldelmengo, Odia il prossimo tuo, Kowaslki
2. 15 voti - Bruno Morchio, Rossoamaro, Garzanti
3. 12 voti – Arturo Buongiovanni, Intendo rispondere, Donzelli
4. 10 voti - Elisabetta Bucciarelli, Femmina de luxe, Perdisa
5. 9 punti – Marco Videtta, Un bell’avvenire, e/o

Le motivazioni dei giurati:
Alessandro Perissinotto, 1 punto: "Bellissima storia in cui tante vicende di marginalità si incrociano attraverso personaggi fortemente caratterizzati. Un libro che, nonostante la sua brevità, ha tutti i contenuti di un romanzo"

Lia Volpatti, 9 punti: "Parabola metropolitana sui falsi miti di una società in cui conta solo l’apparire. Due donne che rappresentano due mondi diversi, ma ugualmente insoddisfatte, alla ricerca di una bellezza irraggiungibile. L’ispettore Vergani, su cui l’autrice sta lavorando in punta di fioretto, e Milano, descritta nel bene e nel male, sofferta e vissuta attraverso punti di riferimento dolciari. Novità del tema, scrittura snella e rapida, nuovo modo di affrontare il noir"


Polizia Moderna

Signore in noir
L'ispettore Vergani, una donna normale
maggio 2009







sabato 25 aprile 2009

La Provincia di Lecco

La Milano senza trucchi della Bucciarelli
10 aprile 2009

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La Provincia di Lecco

L'inquietante Milano della Bucciarelli
7 aprile 2009


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giovedì 16 aprile 2009

Il mondo del gusto.it

Il noir sposa l'enogastronomia
14 aprile 2009
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Femmina de Luxe è un bel romanzo noir firmato da Elisabetta Bucciarelli. Ma che c’entra un romanzo con l’enogastronia? In realtà un filo conduttore esiste perché nel dipanarsi della storia l’autrice sceglie spesso di ambientare momenti della vicenda in celebri ristoranti e locali italiani, e non solo: una delle protagoniste, Olga, fa del cibo un elemento fondamentale della propria vita.
Interessante quindi capire i meccanismi che hanno spinto Elisabetta Bucciarelli a caratterizzare fortemente Femmina de luxe con evocativi panzerotti, dolci al cioccolato, raffinate cene al Diana o alle Tre Galline, e conscere qual è il suo rapporto con la buona cucina.

In Femmina de Luxe si parla di donne che non accettano il proprio corpo e si sottopongono a pesanti rinunce per essere belle e magre o che consolano col cibo la carenza di affetto. Qual'è il tuo rapporto col cibo? Mangi per sopravvivere o apprezzi la buona cucina?
"Femmina de Luxe è infatti un libro sul corpo, soprattutto sul corpo delle donne. Corpo simbolico e corpo reale divengono spesso la medesima cosa. Così come il cibo, troppo spesso interpretato, e talvolta considerato una forma di inquinamento. Senza accorgerci stiamo assistendo a una esasperazione estetica di tutto ciò che abbiamo intorno. Sembra esistere una sorta di centralino del gusto, capace di omologare e rendere maggiormente desiderabile e appetibile ogni cosa: vestiti, acconciature dei capelli e persino le sostanze di cui ci nutriamo. Esiste una vera e propria moda anche nell’alimentazione. I ristoranti giapponesi, la fusion, l’etnico, o il fringe food, sono alcuni esempi. Il mio rapporto con il corpo e quindi anche con il cibo è ambivalente. A volte sono felice di nutrirmi e mi piace moltissimo provare sapori nuovi, altre volte mortifico i miei desideri e mangio solo per dovere. Non è facile raggiungere un punto di equilibrio, perché spesso il cibo (l’assenza o l’abuso) è la risposta più facile al disagio o all’instabilità emotiva".

Le paste di Gattullo e il cioccolato di Marchesi a Milano, i tortellini del Diana a Bologna, i peperoni con la bagna cauda delle Tre Galline a Torino. Racconti di svilimento del corpo in nome della perfezione e nel frattemo arricchisci il romanzo con la mappa dei templi italiani della golosità. Perché?
"Racconto di Olga, una giovane donna sovrappeso che consuma dolci prelibati e molto belli da guardare. La sua “gaudente identità” passa anche attraverso una sorta di estetica della gola (ricordiamoci che la gola è ancora considerato un vizio capitale), che tutti tentano di mortificare mettendola a dieta. Allo stesso tempo lei cerca l’amore e qualcuno che la desideri per quello che è. E per questo verrà più volte umiliata: il suo vero peccato è l’ostinazione a pensare che un amore puro esista davvero. Dall’altra parte c’è un uomo che compra tutto ciò che desidera e consuma le donne, le emozioni e cibi migliori in circolazione come se non possedessero un’anima. Un piatto ben cucinato, con un buon profumo e una bella estetica, ha le sue vibrazioni, richiede attenzione, è in grado di assegnare un valore aggiunto al rito del pasto. L’uomo del mio libro sembra apprezzare ma solo per un istante, poi continua la sua ricerca spasmodica verso qualcosa di meglio e di più, non è mai appagato né soddisfatto e passa la sua vita nell’ansia costante di questo inseguimento. Riempiendosi di cose belle e pregiate ma rimanendo sempre una pietra grezza. Un po’ come spesso accade nella realtà".

In Happy Hour i bar più in della Milano da bere, in Femmina de Luxe alcuni tra i migliori ristoranti italiani, ci saranno citazioni enogastronomiche anche nel romanzo di prossima uscita Io ti perdono?
"Credo che molte delle cose più importanti, nel bene e nel male, succedano a tavola. E’ un luogo magico ma anche demoniaco. Per esempio, spesso le storie d’amore iniziano e finiscono davanti a un piatto (o a un bicchiere) pieno o vuoto. Anche nel prossimo romanzo, Io ti perdono, in uscita per Colorado noir/Kowalski, alcune comunicazioni importanti, affettive e professionali, verranno effettuate durante un pranzo o una cena. Questo perché il momento del pasto serve ad accorciare le distanze e a condividere anche attraverso meta messaggi. Oppure a creare distanze incolmabili, si pensi al modo differente in cui ognuno di noi si propone a tavola (il modo di masticare, tenere le posate o controllare i movimenti delle mani). I luoghi saranno differenti da quelli di Femmina, quindi non necessariamente di lusso o famosi, ma, adesso che ci penso, il cibo servirà ancora una volta a svelare oppure occultare emozioni e stati d’animo. Simbolo o realtà, rimane sempre uno dei temi centrali del nostro quotidiano e quindi dei miei libri".

Carla Casazza


mercoledì 8 aprile 2009

Elle.it

Elle.it
Le signore in nero
8 aprile 2009

domenica 5 aprile 2009

La Repubblica

La Repubblica
17 marzo 2009

Balsamodicartascritta.it

Balsamo di carta scritta
Donne di lusso (grazie anche a Femmina de luxe)
5 aprile 2009
Qui l'originale

Sono solitamente più attenta ai contenuti che ai generi, nel senso che sono convinta che si debba parlare e scrivere di realtà che si conoscono *bene* e compito dello scrittore sia tentare, in qualità di filosofo spicciolo, di esaminare la concretezza dell'esistente, cercare e divulgare un messaggio, in una società ed in un momento storico che ne tenta l'annullamento, per una massificazione intollerabile ( leggasi: portare il cervello all'ammasso). La narrativa vi si adegua , cercando di limitarsi ad essere puro svago, che spesso ricalca il nulla contenutistico di certa fiction televisiva (non tutta) o del telefilm in cui c'è una morale stereotipata ( che è spesso il rovesciamento sistematico delle convinzioni della generazione precedente) e cresce sui banchi di vendita un ciarpame ambientato, tra l'altro, all'estero, come se "facesse più fine" piazzare un omicidio in California piuttosto che a Cologno Monzese o a Bisceglie. Nulla in contrario che si parli di morti statunitensi o di vicende ambientate in altri tempi e luoghi, purché ci sia documentazione adeguata. Ognuno narra bene il suo *vissuto* o, diversamente, scrive come i bambini "che giocano a: facciamo che tu eri o che io ero" :-)
Io sono per la concretezza. Sono convinta che i più grandi romanzi siano quelli che raccontano la gente comune.
Io detesto la retorica, sia quella veterocattolica, che quella che parla sinistrese ed anche, decisamente, ciò che tenta di rivalutare lo spirito meritocratico caro alla destra, quando sappiamo tutti e da sempre che il merito non basta e spesso è, semmai, un inghippo.
Per questo ho apprezzato il romanzo di Elisabetta Bucciarelli, di cui ho scritto una recensione su Facebook, in occasione della presentazione alessandrina. Vi ho visto ( l'ho letto mesi fa) *il contenuto*, pregnante. Non solo: ho apprezzato la scrittura femminile che preferisco, quella attenta al sociale e che nobilita la capacità d'indagine femminile, in questo caso specifico: sulle donne. 
Per cui, DONNE, e non femmine, questo libro fa per noi. Così come può essere una buona lettura per uomini che amano le donne vere e non uno specchietto insulso che dica loro quanto è lungo il loro ...naso, quasi pari alla loro intelligenza incommensurabile. In poche parole : per UOMINI e non per i vari Tarcisio il Vanesio, che s'incontrano qui e là, spesso supportati da una scema da riporto.

La trascrivo qui:

Lo ammetto, io ho gusti "classici". Io non ho educato me stessa al noir onirico, a consumare un delitto crudo, a perdermi nei meandri sordidi dell'Io. Per appartenenza generazionale a quella gente che cercava concretezza ed idealismo, messaggio e poesia, contraddizioni che il senno di poi ha più che mai evidenziato, ma io tendo ancora a chiedermi, leggendo un romanzo: a che cosa mira? Quali stimoli mentali offre per interpretare la società e la singola vita? E' un vizio personalissimo che mi fa preferire la sostanza a qualsiasi belletto formale, anche se la formula snella di BabeleSuite non indulge in tentazioni barocche in tal senso. Ogni storia è una fucilata. Un solo sparo netto e preciso, che colpisce al cuore, tant'è che è difficile infilare uno spaccato del sociale, una chiave di lettura sofisticata e nel contempo snella e schietta com'è riuscita Elisabetta Bucciarelli in questo suo lavoro, veicolato dalla figurina sexy che Catacchio ha messo al centro della copertina, elegante e significativa, sebbene non "carnale". Emblematica come sono le due belle figure femminili del romanzo: Olga e Marta, tanto diverse eppure così sorelle nell'incapacità di amarsi e di farsi amare, di accettarsi ed essere accolte. Vittime. Olga burrosa, vestita in modo romanticamente curioso e tesa alla realizzazione d'improbabili sogni d'amore con personaggi che la vita ha già circoscritto in un cerchio di fuoco di riconoscibile emarginazione. Olga che viene oltraggiata e difesa. Marta, che ha le carte in regola, che è l'oggetto del desiderio che non è pago di sé, perché la bellezza è perfettibile fino alla morte. E si diventa, donne, oggetti in balia della speranza e della... disperazione, contrasto che fa a pugni con la saggezza; strette nella morsa del sogno, del gioco, dell'inganno della seduzione. Ebbene, se potessi, prenderei per mano Olga e le farei scoprire altri amori di cui penso sia capace: per il prossimo, gli animali, le cose, la bellezza dell'attimo fuggente. Quanto a Marta, a tutte le marte del mondo farei ripetere come un mantra : sono bella e non in vendita, più volte e se mai fossi in vendita lo sarei per diventare la più amata dalla *libertà di essere soltanto Marta* e non un'icona del desiderio di chi, in fondo, si confonde con il nero su bianco delle parole, se appena scompigliamo i fogli con il vento dell'omologazione.
Tutto ciò in cento pagine, in cui c'è anche un misterioso attaccastronzi in cabine telefoniche, che manifesta così la sua follia d'esistere. Chiede ad un mondo di merda di accorgersi che c'è anche lui. Qualcuno indaga, è ovvio. Stanco del via vai di un lavoro utile e ingrato. Femmine da buttare, femmine di lusso, per lettrici che preferiscono essere Donne, nel mentre hanno tra le mani un gioiellino di divertimento e riflessione.


Rossana Massa


Alessandria, Libreria Mondadori

Alessandria, Libreria Mondadori
Rassegna Babele Suite
3 aprile 2009








La Provincia di Lecco

Patrick Fogli apre la rassegna del giallo
La Provincia di Lecco
31 marzo 2009


Cartaecalamaio.it

Femmina de luxe di Elisabetta Bucciarelli
25 marzo 2009
Qui l'originale

Cosa dire di nuovo e originale su Femmina de Luxe che non sia già stato scritto nelle tante positive recensioni uscite negli ultimi mesi? Difficile non essere catalogata come ripetitiva dai fans della Bucciarelli che seguono con attenzione ciò che viene pubblicato sulla scrittrice milanese. Perciò mi limiterò a raccontare cosa ci ho letto io, al di là della coinvolgente vicenda noir che già sarebbe sufficiente a renderlo un bel romanzo, ben scritto, che offre al lettore immagini così nitide da dare l'idea di essere di fronte ad un film.

Ci ho letto il senso di inadeguatezza che colpisce noi donne, sia che siamo belle e perfette, sia che siamo non allineate agli standard estetici comunemente accettati. La necessità dell'approvazione altrui, ad ogni costo. La fatica di raggiungere un equilibrio che basta un niente per mandare in frantumi. Ho letto in Olga l'ingenuità e la dolcezza, la fame di un amore alla cui mancanza supplisce con la fame di frappè e patate fritte, ma anche la capacità di andare oltre l'apparenza, di sapere cogliere l'umanità un po' distorta di chi è ai margini. Ho letto nell'Ispettore Maria Dolores Vergani la dualità di una professionista sicura di sè, che nella vita privata riesce a mortificarsi come solo noi donne siamo capaci di fare, imponendosi rinunce che lasciano il tempo che trovano in nome di un sentimento forse troppo idealizzato. Ho letto in Marta il disperato bisogno di attenzioni indirizzato verso una ricerca della perfezione fisica che non si ferma nemmeno di fronte ai limiti strutturali del proprio corpo, che è capace di sopportare un dolore indicibile e di venirne soppraffatta. Ma ho letto anche la grande passione di Olga per la vita, di Maria Dolores per il suo lavoro, di Elisabetta Bucciarelli per la scrittura. Tanto che non si limita a raccontare una storia, a scavare negli animi dei personaggi ma si sofferma a condividere coi lettori profumi, immagini, istanti rubati sedendo ad un caffè di lusso come il Florian o addentando un panzerotto di rosticceria.

Carla Casazza

Thrillermagazine.it

Gran finale ad Alessandria
2 aprile 2009
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Risponde Elisabetta Bucciarelli, scrittrice

Qual è il grande salto che il lettore e l'autore fanno alle presentazioni? Cosa senti, di speciale, in questa rassegna?
La rassegna dei Babele è un'occasione per mostrare (caso unico più che raro per una collana, di solito abbastanza uniforme nella scelta) le differenze profonde esistenti tra un autore e l'altro. É babele proprio per questo. Siamo accomunati dalle parole scritte ma assai differenti per pensieri, opere e omissioni. E ovviamente per stili e temi. Un colore ci accomuna (forse due, a pensarci bene). Il nero dell'oscuro medioevo in cui viviamo e il rosso del sangue e della passione con cui scriviamo. Credo, almeno. Ma non ne sono sicura affatto. Per questo è necessario ascoltarci uno per uno... per vedere dove spinge la torre o dove si spacca e diverge. Mi diverte molto l'idea dei "babelanti", come li/ci chiama Luigi. Che sono monadi però. Decisamente. Ma che stanno "insieme" grazie a lui, per un pezzetto di vita.
Di solito alle presentazioni il pubblico non ha ancora letto il libro, spesso non conosce l'autore, ma è interessato a capire quale sia il mondo raccontato e quale la realtà di chi lo racconta. E' un'occasione ottima per amplire il contesto di significati, per rapire e far passare emozioni. L'autore cerca di far conoscere la propria "magia", l'incantesimo nero di cui è prigioniero. Quando ciò succede la presentazione può dirsi riuscita. Che sia un pubblico numeroso o costituito da una persona sola, vale sempre la pena.

Marilù Oliva

La Repubblica

La Repubblica
31 marzo 2009

mercoledì 18 marzo 2009

Elisabetta Bucciarelli ospite del blog

Rumori di fondo
12 marzo 2009


Elisabetta Bucciarelli ospite del blog
Ho avuto l’occasione di fare due chiacchiere con Elisabetta Bucciarelli, giornalista freelance e autrice di testi d'arte, conduce la rubrica GialloFuoco su BOOKSWEB.TV.
Elisabetta ha scritto per il teatro, la televisione e il cinema.
La sua sceneggiatura Amati Matti ha partecipato alla 53° Biennale del Cinema di Venezia ottenendo una menzione della giuria.
Ha pubblicato i saggi Io sono quello che scrivo; la scrittura come atto terapeutico, Le professioni della scrittura (Sole 24ore) e una serie di racconti distribuiti tra quotidiani e antologie.
Nell'autunno 2005 è uscito il suo primo romanzo Happy Hour (Mursia). Nel 2007 esce Dalla parte del torto (Mursia). Nel 2008 esce Femmina de luxe (Perdisa pop).
Il 7 maggio 2009 uscirà Io ti perdono per ColoradoNoir/Kowalski, due marchi legati al Gruppo Feltrinelli.

Grazie Elisabetta per la tua disponibilità.
Dunque, “Femmina de luxe“ sembra che abbia suscitato molto interesse. Hai detto : “è una storia noir sul corpo e sulle sue modificazioni naturali e forzate e sulla ricerca smodata di una perfezione presunta e irraggiungibile.” Spiegaci meglio.
EB: Femmina de Luxe è infatti un libro sul corpo. Soprattutto sul corpo delle donne. Il corpo che diventa cibo, troppo o negato. Il corpo distorto, incompreso, deforme. E il corpo perfetto. Che ciascuna di noi desidera avere, che ciascun uomo spera di incontrare. Ma il corpo ha una valenza anche simbolica: è l’incontro con ciò che non conosciamo, con una Natura benigna e maligna che non possiamo (per fortuna) costringere ai nostri voleri (e piaceri). Quindi alla fine Femmina parla della nostra incapacità di accettarci per quello che siamo davvero. Ammesso di averlo veramente capito cosa siamo davvero.
Il mito della perfezione fisica, dell’apparire giovani, dell’apparire invece che essere. Perchè ti ha colpito questo tema e secondo te questo “male” colpisce soprattutto le donne o anche gli uomini?
EB: E’ il male del nostro tempo. Non è solo applicabile al lato estetico, al corpo o all’apparenza. Ma anche a quello professionale. La vanità maggiore, i veri peccati di presunzione, la violenza cui sottoponiamo noi stessi e gli altri, viene esercitata, per esempio, soprattutto in ambito professionale. Essere degni o non esserlo, capaci di raggiungere vertici di potere e comando, o al contrario teorizzare un’estetica della bruttezza e della povertà, tutte queste sono le facce perverse dello stesso problema. Continuiamo a giudicare, gli altri ma anche noi stessi, credendoci migliori e auspicandoci perfetti.
Perché si fa sempre così tanta fatica ad essere autentici e si cerca in tutti i modi di essere “belli solo in superficie”? Oppure, viviamo in una società dove l’autenticità, e quindi anche il difetto fisico, o anche solo il semplice non essere strafighi sono non-valori? Bisogna essere perfetti per forza?
EB: Il desiderio maggiore è diventare come gli altri ci vogliono. Se ci riusciamo ecco arriva il successo. Se questo risulta impossibile, perché in qualche modo siamo “deformi”, sia nel fisico che nell’anima, allora iniziamo la nostra opera distruttiva. Nei confronti del mondo e, peggio, anche verso noi stessi. Anoressia e bulimia, ma anche autolesionismo. Oppure giustificazioni e prediche. Invidia e indifferenza.
I modelli che vengono proposti alle donne sono sempre vincenti, e quindi molto maschili. Le protagoniste di Femmina de luxe, Olga e Marta, vivono queste contraddizioni?
EB: Non direi. Olga e Marta sono femmine. E questo per me è un gran passo avanti. E’ già un successo recuperare la femminilità che ancora tanto infastidisce le anime deformi, che la considerano ancora un contenuto repellente. Olga e Marta, invece, sono femmine fino in fondo, ma mentre la prima, nonostante i chili di troppo, è alla ricerca di una presunta perfezione emotiva: essere amata per quello che è. La seconda, di per sé perfetta e desiderata, cerca di assomigliare all’immagine armonica e senza difetti della donna angelicata e androgina. Poi ci sono le bambole in mano agli uomini, le femmine de luxe, le escort che vivono per compiacerli, diventando giocattoli di gomma con cui tranquillizzare le coscienze. Infine il modello “superiore” di donna in carriera. Una maitresse che non ha nemmeno la libertà di invecchiare.
Quanto c’è di te in Maria Dolores Vergani? Ci sono altri personaggi dei tuoi libri che ti assomigliano?
EB: Molto poco. Sia per formazione che per situazione sentimentale. Mi assomiglia solo per i gusti. Ama l’arte, crede nell’amicizia leale, ed è più attenta alla verità delle cose che alla giustizia formale. C’è un po’ di me in tutti i personaggi, come ci sono molte persone che ho conosciuto e altre che ho solo osservato. Devo dire che ho scelto il noir anche per evitare di raccontare il “mio ombelico”, per quanto interessante possa essere.
Milano. Lo senti anche tu l'aroma di indifferenza, di falsità, di soldi che girano intorno ai mattoni e agli EXPO, la gente che perde il posto e quella che se ne fotte perchè c'ha l'X5 pagato dalla ditta, e la voglia di ronda che ti gira intorno?
EB: Certo che la sento. E la sto raccontando fin dal primo romanzo Happy Hour. Amo Milano, ma non ti nego che spesso mi sembra di non riconoscerla. Arroganza e prepotenza sono all’ordine del giorno. Dobbiamo combattere con le armi che abbiamo. La penna e la cultura.
Io credo che il lettore si meriti di avere davanti degli spazi aperti, mondi dove possa entrare e provare a sentirli suoi. Credo che ogni lettore cerchi una parte di sè in quello che legge. Che ne dici?
EB: Ogni lettore è un magnifico mondo a sé. E cerca cose diverse in momenti diversi. Il mio lettore sa che può contare su alcune cose precise. Non racconto mondi inventati, né sentimenti fasulli. Non voglio semplicemente intrattenerlo. Mi piace farlo sorridere ma non consolarlo con un happy end finto e stucchevole.
Da pochi giorni in libreria la bella antologia "Alle signore piace il nero" (Sperling), curata da Barbara Garlaschelli e Nicoletta Vallorani, con un racconto tuo, poi ci sono Marini, Covito, Lama e tante altre. Vuoi dirci qualcosa del tuo racconto? Un noir al femminile è una bellissima idea: sai come è nata?
EB: Alle signore piace il nero è un'antologia nata dalla volontà delle curatrici Barbara Garlaschelli e Nicoletta Vallorani e dell'editor di Sperling Ilde Buratti. E' un'esperienza letteraria legata a tutte le declinazione del nero e alle sue infinite sfumature. Per ammissione delle curatrici la scelta è avvenuta puntando sulla qualità della scrittura e questo è un grande complimento per tutte noi. Il mio racconto Primo pelo, è naturalmente, nerissimo. Fa parte del mio progetto/ossessione. Dal 1995 scrivo solo ed esclusivamente storie (nei romanzi e nei racconti) guardate e vissute dal mio personaggio femminile: Maria Dolores Vergani. In ogni racconto c'è un'informazione nuova e inedita su di lei. Una tessera di un mosaico che forma un disegno più grande. Una specie di puzzle dove ogni pezzetto vive in modo autonomo, ma tutti insieme compongono il personaggio compiutamente. In Primo pelo la Vergani dovrà vedersela con altri corpi e non solo umani; madri tremende e uomini assenti.
“Credo che la scrittura debba fare male, scoprire i nervi e provocare cortocircuiti. Gli scrittori sono troppo indulgenti con il mondo intorno, cercano la fama e il profitto, una fetta di torta qualsiasi. A me interessa illuminare zone di buio, con le mie storie, i miei personaggi, il mio stile. Dentro quel buio ci sono anch’io, ci siamo tutti noi.” Lo dice Luigi Bernardi. Che ne pensi?
EB: Completamente d’accordo. Infatti sono dei “suoi”.
Come si fa a non scrivere cose pallose? Secondo Miles Davis, “non bisogna suonare quello che c’è, ma quello che non c’è”. Come fa uno scrittore a scrivere “quello che non c’è”?
EB: Non lo so, dovresti chiederlo a lui. Io scrivo quello che c’è (e suono a orecchio) e non mi sembra di essere pallosa. Lui era un grande musicista, forse con la musica cercava anche una via di fuga.
Hai una notevole esperienza nel mondo del cinema. Come si scrive, rispetto ad un romanzo o un racconto, in quel mondo?
EB: Dialoghi e azioni. Devi dimenticarti riflessioni e monologhi interiori. E’ una grande palestra.
Come lavori, praticamente, quando scrivi un romanzo? C’è differenza tra romanzo e racconto, per te?
EB: Lavoro tutti i giorni, cinque o sei ore al giorno, finché non ho terminato. Non faccio scalette e rileggo tutto ogni mattina. Per i racconti invece, penso all’inizio e alla fine, e poi inizio a scrivere.
Un autore o un libro che ami alla follia.
EB: Amo Simone de Beauvoir, e il suo Memorie di una ragazza perbene; ma anche James Barlow, Autore del bellissimo Torno Presto.
Un film che ami alla follia.
EB: Blade Runner.
Quali sono le prime cose che ricordi di aver letto, da bimba proprio, e ti hanno affascinato?
EB: Ho iniziato con i fumetti: leggevo Zagor e Topolino. Poi Tom Sawyer e Piccole donne.
La prima cosa che hai scritto e che hai fatto leggere a qualcuno, e cosa ti hanno detto.
EB: Una silloge di poesie in terza elementare. La maestra mi ha detto brava, continua a scrivere.
Che musica ascolti?
EB: Bob Dylan, Jamiroquai, Jhon Hiatt, De Andrè, Amy Winehouse e tutto il jazz possibile e immaginabile.
Un detto cinese dice che per aver vissuto compiutamente bisogna aver fatto almeno tre cose nella vita: piantare un albero, fare un figlio, scrivere un libro. Che ne pensi?
EB: Le ho fatte tutte e tre ma non mi sento di aver ancora vissuto compiutamente… proprio per niente. Per esempio devo imparare ancora a perdonare. Il prossimo libro Io ti perdono, parlerà anche di questo.
Ti sei fatta qualche Guacamole al latte, ultimamente?
EB: No, infatti sono in astinenza. Ma guarda che il Guacamole contiene la panna acida, non il latte ;o)

Grazie!
Sergio Paoli

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