sabato 14 febbraio 2009

Intervista a Elisabetta Bucciarelli

Bibliomanie.it
11 febbraio 2009
Qui l'originale

Intervista a Elisabetta Bucciarelli sul libro Femmina de luxe, Perdisapop, 2008
di Marilù Oliva

Elisabetta Bucciarelli lavora con la scrittura. Ha scritto per il teatro, la televisione e il cinema. La sua sceneggiatura Amati Matti ha partecipato alla 53° Biennale del Cinema di Venezia ottenendo una menzione della giuria. Ha pubblicato i saggi Io sono quello che scrivo; la scrittura come atto terapeutico, Le professioni della scrittura e una serie di racconti distribuiti tra quotidiani e antologie. E' giornalista freelance e autrice di testi d'arte. Nel 2005 ha pubblicato il romanzo Happy hour, nel 2007 Dalla parte del torto, entrambi editi da Mursia.

Partiamo dal tuo ispettore, Maria Dolores Vergani. Lei approda in Polizia dopo un passato da psicologa che non ha capito le problematiche di una sua ex-paziente, caso che scatena, nella Vergani profondi sensi di colpa. Ma forse proprio questo sguardo d’indagine sugli animi umani costituisce una delle sue peculiarità. Cosa ne pensi del senso di colpa? E’ una prerogativa tipicamente femminile?
Penso che il senso di colpa sia stato (e ancora lo sia) un vero e proprio strumento educativo. Pur detestandolo e combattendolo quotidianamente gli riconosco, comunque, un’importante funzione sociale. Il contenimento di azioni delittuose per esempio. Su molte psicologie umane solo il senso di colpa può impedire l’atto delittuoso, non a caso sempre più assassini, soprattutto giovani, sembrano non provare alcun rimorso per le azioni compiute.

Ancora la Vergani. Dimmi cinque cose che vi sovrappongono e cinque che vi allontanano.
Parto da quelle che sono maggiormente distanti da me: Maria Dolores Vergani è una ex psicologa ora ispettore di Polizia, due professioni che non sceglierei mai, troppa aderenza con il Male e con la sofferenza. E’ single, alla ricerca del principe azzurro. Poco socievole, tende a dare del “lei” a tutti. Frequenta i locali milanesi che io detesto. E’ convinta che il miglior perdono sia la vendetta, su questo devo assolutamente farla riflettere ancora.
Abbiamo punti in comune, uno è l’amore profondo per l’Arte. Poi quello per i pastori tedeschi, lei ha avuto Laila io ho Max. Crede nella verità più che nella giustizia. Ha un’amica su cui contare. (Quelle cose rare che sembrano miracoli). Non ama eccedere, né alcol, né droghe, né sesso facile.

A pagina 14 di Femmina de luxe scrivi: “L’Ispettore Maria Dolores Vergani... sapeva che gli amori non consumati sono il peggio che possa capitare. Ma lei era quella delle rinunce e delle attese. Esasperate.” Ti è mai capitata una di queste attese logoranti?
Credo che la capacità di saper aspettare sia una delle mie caratteristiche migliori. Lavoro, amore, amicizia. Direi che ho esempi in tutti i campi. Non ho mai avuto fretta per nessuna cosa. Ma non mi sono mai data per vinta. Con i libri, per esempio. Ma anche nelle amicizie.

A pagina 19 scrivi: “A prima vista non sembrava proprio di aver bisogno di ridurre nulla, ma si sa, è il come ci immaginiamo a valere assai di più di come siamo”. Come si può superare, a tuo parere, questa discrasia?
Fa parte delle aspettative mal riposte, del desiderio di essere sempre più di quello che siamo. Gli obiettivi impossibili sono anche un motore dell’esistenza ma provocano, nella maggior parte dei casi, più frustrazione che altro. Essere all’altezza di cosa, per cosa e soprattutto per chi? Sono domande che dovremmo porci ogni volta che ci sentiamo brutti, incapaci o frustrati. Credo che questo sia davvero un problema sociale, che ricade a pioggia sulla vita di tutti. Competizioni sfrenate e soldi sprecati in lifting sono solo le punte di un malcontento generale e sotterraneo che poi produce mostri o solo insopportabili arrampicatori.

Leggendo il contesto professionale di Olga, mi è scattata una riflessione. Olga, donna molto sovrappeso ma lieta nella sua sovrabbondanza e sempre in appetito, lavora in un ambiente teatrale, circondata da tenori e personaggi giunonici. Ho trovato questo dato molto verosimile, oltre che letterariamente interessante. Può essere che Olga stia bene nei suoi panni extra large anche perchè sono quelli i suoi modelli di riferimento? Se tu avessi collocato Olga alla reception di una palestra il personaggio non avrebbe funzionato allo stesso modo: sarebbe stato impossibile per lei essere sovrappeso e allegra se avesse avuto il pre-condizionamento di corpi filiformi che le sfilavano sotto al naso. Sei d’accordo?
Olga non si preoccupa del suo peso, la sua identità passa attraverso l’amore che cerca, è quello il suo vero problema, la sua urgenza. E’ consapevole della sua mole, ma non a disagio, certo anche la sua collocazione professionale l’aiuta. Ma la priorità è un’altra. La fame d’amore. E’ nata come un personaggio candido e proprio per questo lontano dai condizionamenti peggiori. E’ l’illusione che si possa vivere e passare attraverso gli eventi mantenendo l’anima pulita. Nonostante tutto.

A pagina 79 scrivi: “Anche le cose che rinunci ad avere provocano emozioni forti. A volte anche più forti, credimi.” Nel negativo e anche nel positivo, mi dici qualcosa che ti provoca forti emozioni?
Il mese prima dell’uscita di un mio libro in libreria. L’ora prima di incontrare la persona che amo. L’attimo prima del risveglio mattutino del mio bimbo. Tutte le attese mi provocano emozioni fortissime.

A pagina 87, a proposito di una Kelly non presente in negozio e la cui assenza può accrescere il desiderio dell’acquirente scrivi: “Si fa così. S’incrementa il desiderio. Fa parte del prezzo.” Quanto c’è, nel desiderio, d’illusorio?
Il desiderio è soprattutto una forte illusione, ma desiderare è anche una forma di piacere a cui non potrei mai rinunciare. Deve fare i conti con le aspettative, perciò è chiaro che spesso si accompagna a profonde delusioni. Specialmente per chi possiede una fantasia ipersviluppata.


In riferimento ancora alla domanda precedente, ho notato che il concetto di rinuncia –ovunque in agguato (Olga deve rinunciare al suo desiderio, la Vergani ha mollato la presa)- combatte col desiderio di possedere/ottenere qualcosa (un corpo perfetto/un uomo da amare/ una donna da plasmare a proprio piacimento). Ma il desiderio resta disatteso. Sei d’accordo? In sottofondo si cela una concezione esistenziale?
Sì, è così. La Vergani è una professionista della rinuncia. Ha capito che spesso è meglio nutrirsi di speranze e di attese piuttosto che sperimentare la realtà. Questo la mette al riparo da molte delusioni ma le impedisce, forse, di vivere anche esperienze molto belle. C’è sempre un motivo, comunque, alla base delle sue non-azioni. In Femmina de luxe si è trovata di fronte al limite che una donna può raggiungere per compiacere l’uomo che ama. E il dolore che ha percepito intorno a sé l’ha certamente modificata. Vedremo in Io ti perdono, la sua prossima avventura che esce a maggio per Colorado noir/Kowalski, cosa riuscirà a concedere di sé. A quale rinuncia riuscirà a … rinunciare. Se finalmente proverà a mettersi in gioco un po’ di più.

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