domenica 15 marzo 2009

Femmina de luxe

Contaminarsi
11 marzo 2009

Qui l'originale

Le femmine de Luxe di Elisabetta Bucciarelli sono senza dubbio un campione rappresentativo di ciò che oggi è l’evoluzione di una certe specie umana, dove il lusso assume connotati diversi, ma forti, marcati e pericolosi.

“Le femmine di lusso pregano Dio perché possa abbeverarle alla coppa del benessere e del piacere e fare di loro il simulacro della vita nuova. Fatte di protesi e di speranze, di aspettative e traguardi. Per gratificare e concedere piacere. “
(pag. 115)

C’è il lusso del cibo che è bisogno di pienezza, necessità insaziabile ma che non scatena disagio bensì l’abilità di scegliere e modificare abiti capaci di esaltare le forme enormi, capaci di far girare i volti per strada, è l’enormità splendente, luccicante.

“Olga non voleva dimagrire. Per lei il suo peso era l’identità. La sua gaudente identità. A dispetto delle mode e delle convenienze. E forse anche della salute.”
(pag.53)

Ma c’è anche il lusso di apparire con un corpo plasmato e proporzionato rispetto ai canoni estetici moderni a dispetto delle effettive conformazioni fisiche, dunque un lusso anelato, disperatamente cercato e che crea disagio in chi non lo raggiunge.

“A prima vista non sembrava proprio aver bisogno di ridurre nulla, ma si sa, è il come ci immaginiamo a valere assai più di come siamo. Aveva fatto tutto quello che poteva.”
(pag. 19)

Poi il lusso della perfezione, di quel tipo di perfezione che oggi è eleganza mescolata con la sapiente arte di valorizzarsi con stile, levigandosi e plasmandosi per un mondo che (forse) esiste solo tra le pieghe di abiti glamour costosissimi e dentro la lingerie griffata e trasparente.
Infine un altro tipo di lusso, più sottile e pieno a sua volta di gradazioni, quello di essere una donna a caccia di colpevoli in una realtà capovolta dove si rincorre un fantasma che ha preso di mira le poche cabine del telefono rimaste ('preso di mira' in senso letterale, con annessa merda coinvolta) e dove la scomparsa di una ragazza, poi divenuta morte, finisce in un angolo, quasi fosse normale, scontato trovarla così, priva di vita e bella, con un recente intervento di liposuzione probabilmente mal riuscito.
L’impressione è che questo romanzo non è un giallo nemmeno un thriller, né lo era nelle intenzioni originali, sembra. C’è così tanta attenzione per il sociale, per realtà di frontiera, borderline in modo diverso, cura quasi maniacale nel presentare e sottolineare dettagli, manie, ossessioni, fissazioni, convinzioni dal sapore amaro del contrario. C’è un preciso odore, tra le pagine, quello dell’osservatore che racconta una storia ma non è del finale che si preoccupa, tanto meno del morto (che comunque c’è, non da subito ma è atteso), l’attenzione è tutta per loro, per questi personaggi presentati con immediatezza, onestà eppure molto meno bizzarri di quanto si possa immaginare.
I personaggi maschili riflettono le nevrosi, le confusioni e la perdita del ruolo certo, di taluni uomini di oggi, perfettamente bilanciati con le controparti in gioco.
Elisabetta Bucciarelli scrive senza fronzoli, asciutta e veloce (a tratti anche troppo) con la preziosa capacità di presentare le storie colpendo il lettore, proseguendo con uno svolgimento sapiente, che non toglie nulla all’attesa e le permette di gestire scenari diversi e incastri sorprendenti. Il linguaggio è scelto con cura e scalpello, volutamente forte, accurato.
La lunghezza e il formato del romanzo sono vincolati alla collana di pubblicazione, è un ‘piccolo’ libro adatto alle borsette, le tasche delle giacche, trasportabile con grande facilità. E in tempi di corse, di fatiche e disagi mi pare una scelta azzeccata, un modo per avvicinare il mondo della letteratura a quello della gente che battaglia con giornate, routine e problemi. Allo stesso tempo non posso ignorare il vago senso di sospensione rimastomi addosso a lettura ultimata. In questa storia la Bucciarelli ha lasciato molte tracce, spunti di riflessioni su questo nostro vivere oggi, sull’essere donna oggi, sull’essere di lusso e sulla mera sopravvivenza. Spunti a mio avviso importanti, sapientemente inseriti ma sviluppati con il grosso vincolo della lunghezza. Una trama come questa, così ben presentata meritava – forse – la possibilità di non doversi preoccupare della fine delle pagine. Forse.

“Era lì Marta. Sdraiata tra i laterizi. Sporca di cemento. Abbandonata. Sola e morta. Nella voragine della ferita purulenta alimentata da ruspe e scavatrici. Uno scempio nello scempio. La Vergani si guardava intorno e non parlava. Era vestita da donna, con le ballerine immerse nel pantalone e i capelli ancora umidi. Inadeguata.”
(pag.62) 

Femmina de luxe di Elisabetta Bucciarelli
PerdisaPop
collana Babele Suite diretta da Luigi Bernardi
Isbn: 978-88-8372-462-7
Pag.120 - E.9,00
http://www.wikio.it Blog360gradi - L’aggregatore di notizie a 360°  provenienti dal mondo dei blog!