lunedì 22 dicembre 2008

Maria Dolores Vergani, "Femmina de luxe" di ritorno nelle pagine di Elisabetta Bucciarelli

Affaritaliani, 28 ottobre 2008
Qui l'originale

Il ritorno di Maria Dolores Vergani, una vecchia conoscenza per gli estimatori dei romanzi della milanese Elisabetta Bucciarelli. Questa figura di detective-psicologa, protagonista di “Femmina de luxe” (120 pp., 9 euro, Perdisa editore) nasce intorno a due pensieri. Il primo: le ragioni di un atto delittuoso sono molto più interessanti del colpevole da assicurare alla giustizia. Il secondo: l’indagine poliziesca altro non è che un modo per indagare su di sé. “Così Maria Dolores Vergani – spiega l’autrice - attraversa le scene del crimine come farebbe un’analista durante una seduta di psicoterapia. Considerando tutti i protagonisti, la vittima, i testimoni, l’assassino e se stessa personaggi dello stesso psicodramma”. Non è un detective fisso e immutabile, ma cambia e si modifica anche grazie alle consapevolezze che acquisisce durante il suo lavoro, rafforzandosi e prendendo coscienza, sbloccando emozioni sepolte e affrontando le sue paure peggiori.

Anche lei, che è una psicologa, come il medico Duca Lamberti di Scerbanenco, è stata sospesa dall’albo professionale. Caso o coincidenza studiata? 
Sono un’estimatrice di Giorgio Scerbanenco e sicuramente l’omaggio è a lui. Ma devo confessare che non è stato affatto studiato. Sono molto distratta e ho una memoria selettiva, che ricorda solo quando è obbligata. Credo però abbia lavorato molto il mio inconscio. Anche se, a partire dal secondo libro, Maria Dolores Vergani viene del tutto riammessa all’albo degli psicologi. Ora è lei a scegliere di fare l’ispettore di polizia ma non sono sicura che abbia voglia di farlo per sempre.

“Femmina de luxe” è affollatissimo di figure strambe, che inquietano e che contribuiscono coralmente a dare un ritratto di una Milano che va mutando faccia. La preoccupano le trasformazioni della sua città?
No, ho solo cercato di raccontare alcune persone che mi è capitato di incontrare, enfatizzandone qualche tratto. Sono le persone “diverse” che mi interessano di più, colpiscono la mia fantasia e stimolano la curiosità. E mi fanno pensare. Se mai a preoccuparmi davvero è l’omologazione verso il basso. Stereotipi e macchiette di una presunta borghesia o di un proletariato antico. C’è molto meglio e molto peggio. Milano non è una città banale, ritrarla così sarebbe offensivo.

Stavolta l’ispettrice Vergani ha poco da indagare, deve solo constatare la solitudine di una donna che viene lasciata morire nel disinteresse generale. 
Indagare sull’indifferenza credo sia la più difficile sfida che un poliziotto può lanciare a se stesso. Perché l’indifferenza è una malattia assai diffusa, molto contagiosa e si innesta sul terreno della stupidità. Tutti sembrano innocenti ma in realtà i danni provocati spesso vanno ben oltre un semplice omicidio. In “Femmina De Luxe” l’ispettore Vergani indaga sul corpo di due donne. Cerca di capire perché si sforzino in continuazione di aderire a un modello, perché non si sentano mai all’altezza. Le guarda muoversi tra gli eccessi del cibo e la ricerca di amore. Non può aiutarle a salvarsi, ma prova a indicare i colpevoli a noi che seguiamo la storia.

La rincorsa delle donne alla perfezione dell’immagine e del fisico, pensa sia da imputare agli uomini? 
Non necessariamente una donna si trasforma per piacere a un uomo. Spesso è un’immagine di sé presunta e irraggiungibile che la ossessiona. Sia essa legata all’aspetto fisico che, sempre più spesso, al ruolo sociale. Ciò su cui siamo meno esercitate è vivere il momento per quello che è. Senza rincorrere nulla. Senza proiezioni future di successo, miglioramento, riuscita, potere. Semplicemente quell’istante. Olga, che non risponde a nessun canone di bellezza stereotipata, ci prova, ma si scontra con chi ormai non riconosce più il candore e non è in grado di dare valore a nulla se non al denaro e al potere.

Per chi scrive gialli oggi è più facile arrivare al grande pubblico dei lettori? 
Dipende dalle storie. Ci sono storie gialle che vengono definite così solo perché hanno un morto e un poliziotto. Ma sono molto lontane dal “genere”. Altre che sono camuffate da giallo ma sono rosa, una forma di Liala, con il ritmo del giallo. Quindi forse si può dire che è possibile avere una chance in più di essere pubblicati, ma poi al grande pubblico si arriva per strade complicatissime e non sempre così chiare da comprendere.

Rincontreremo presto la Vergani? 
Spero di sì. E’ quasi pronta la quarta indagine. Non so ancora quale sarà la casa editrice. Mi auguro solo di incontrare un altro editor come Luigi Bernardi, editor di PerdisaPop e responsabile dell’uscita di “Femmina de luxe”. Ne ho in mente una in particolare, proprio una donna, con cui mi piacerebbe moltissimo lavorare.

Mariano Sabatini

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