Qui l'originale
Ci vogliono abilità, sagacia e sintesi per tratteggiare in poche pagine molti personaggi, ugualmente presenti, ugualmente vividi, ugualmente possibili. Sono doti che certamente non mancano a Elisabetta Bucciarelli, già autrice di due apprezzati gialli dalle sfumature noir, come Happy Hour e Dalla parte del torto.
Nel quadro ricco e interessante, prettamente milanese, dipinto in Femmina De Luxe (Perdisa Pop), sarà stato facile cominciare da Maria Dolores Vergani, l’Ispettore già chiamata dalla Bucciarelli ad indagare sui delitti dei suoi romanzi precedenti. Molto meno facile ma certamente più affascinante sarà stato invece dare vita a personaggi più insoliti e stravaganti – pur nella loro solitudine “metropolitana” e atavica – come Olga, Cavallo Lesso, il Pazzo dell’Arte o Marta, accomunati dalla loro marginalità, dal loro disadattamento, dal mancato adeguamento ai canoni che sempre più la città e la società impongono come “standard”.
Olga, per esempio, indubbiamente il personaggio più amato dall’autrice, è una donna oversize, occhi azzurri e capelli biondi, pelle candida e anima ingenua, alla disperata ricerca di qualcuno da amare e da cui farsi amare. Fa la guardarobiera alla Scala e i frappè, i pasticcini, le cene, i pranzi sono il suo modo di nutrirsi l’anima. La sua vita si incrocia con quella di un ex tossico musicista jazz, anoressico e infelice, chiamato Cavallo Lesso, e con quella del Pazzo dell’Arte, un malato di mente che ha la fissazione delle cabile telefoniche e viene sistematicamente evitato dal mondo intero. Non da Olga, però.
E poi c’è Marta, bellissima, rispettata, in carriera: la sua misteriosa sparizione nasconde un segreto inconfessato, una frustrazione corporea che porta la sua vita sino alle più estreme conseguenze. Un personaggio costruito per capire cosa possa significare al giorno d’oggi guardarsi allo specchio ed essere portati a notare solo quei piccoli difetti, una goccia di buio che può oscurare un mare di bellezza…
Raffinata narratrice ma anche attenta osservatrice della realtà, Elisabetta Bucciarelli descrive in poco più di 100 pagine – lettura intensa e veloce – una Milano invernale, gelida ma colorata, ricca di tentazioni e delusioni, di fortunate solitudini e sfortunate compagnie, di luoghi simbolici e angoli alienanti, una città distratta, dove le vite possono trascinarsi, comparire e anche scomparire nell’indifferenza generale. Una Milano che spesso ricerca ed esibisce la bellezza estetica, e perde di vista la bellezza morale.